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Il progetto grafico di Martì Guixè

Per raccontare in termini grafici la storia della Cascina Eugenia abbiamo chiesto aiuto al designer e grafico spagnolo Martì Guixè. Il nostro amico Martì ha creato il logo del passero solitario, le etichette, il packaging.

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Martì ci ha complicato la vita mica male disegnando un’etichetta circolare assai difficile da stampare e ancor di più da mettere sulla bottiglia, ma che amiamo molto: raffigura la signora Eugenia che guarda il lago e sulla sua spalla ci sta il passero, sono diventati amici inseparabili.

Una nota interessante relativa al metodo biodinamico da noi seguito: mentre i metodi convenzionali tendono a standardizzare il vino, cioè a riprodurre il più vicino possibile in ogni annata lo stesso gusto, il metodo biodinamico da noi seguito prevede invece di lasciare il gusto specifico dell’annata.

Di conseguenza il vino è diverso da un anno all’altro e porta l’impronta dell’andamento meteorologico del periodo in cui è stato prodotto. A segnalare queste diversità naturali che tanto influenzano il vino la signora Eugenia appare sulle etichette e sul sito in diversi abbigliamenti a seconda dell’andamento meteo di ogni annata: perciò è con l’ombrello se ha piovuto molto, in canotta se è stato molto caldo, poi con la neve, o la grandine; idem per il passero, il quale esprime il suo apprezzamento per l’annata stando fermo, cantando o danzando.

Questo fino alle annate 2014 per il vino bianco e 2013 per il vino rosso e per il vino bianco da uve stramature. Per le annate successive abbiamo deciso di semplificare la storia mantenendo una sola configurazione di ambedue ...

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Inoltre Martì ha individuato, nella forma del lago d’Orta così come lo vediamo dalla terrazza della cascina Eugenia, la sagoma del “mostro del lago”, da lui chiamato monstruo.

Qui la storia si farebbe lunga, basti quindi dire che un mostro nel nostro lago c’è effettivamente stato, non solo nell’abbondante e secolare iconografia storica ma anche nella realtà!

Ne fa fede una gigantesca vertebra appesa al soffitto nella sagrestia della basilica di San Giulio sull’omonima isola, resto di un probabile rettile anfibio antidiluviano.

(Mi è a questo punto doveroso almeno accennare al fatto che l’isola di San Giulio, che nella visione di Martì rappresenta l’occhio del mostro, è stata per molti secoli il centro politico, amministrativo e religioso della zona; che su di essa la bussola impazzisce e cessa di funzionare; che al suo arrivo sul lago, nel IV° secolo dopo Cristo, san Giulio stese il suo mantello sulle acque e a mo’ di barca raggiunse l’isola, all’epoca abitata da rettili mostruosi, dove costruì la prima chiesa…).

Nel 2021, sempre nello spirito originale di Martì, il sito web è stato rinnovato da Davide Colla di 150UP.

Alberto Alessi